mercoledì 16 aprile 2008

"I care"...and you?..


Il mio intento in questo post-compitino è quello di proporre una personale interpretazione di: “I care” e di esporre alcune mie impressioni sul magnifico seminario di Martedì 8 Aprile, soffermandomi soprattutto su ciò che sono riusciti a trasmettermi “gli incredibili ragazzi-clown”.
Come ha fatto notare il prof, probabilmente non esiste in italiano una traduzione precisa di: “I care”; possiamo dargli molteplici significati: può voler dire “partecipare”, ma è senz’altro una partecipazione attiva a qualcosa che si fa perché ci si crede profondamente. E’ un’espressione breve ma efficace, che esemplifica il “provvedere” di una persona a qualcosa, “preoccupandosi” di ciò che fa. Personalmente, se diventerò medico, voglio e penso di dover fare questo: occuparmi di qualcuno e quindi essere partecipe delle sue sofferenze, dei suoi stati d’animo, delle sue paure… Probabilmente le mie parole sembreranno una marea di banalità, anzi, sicuramente appariranno come le classiche frasi fatte intrise di buonismo, ma tutto ciò non mi interessa. Dietro al mio desiderio di diventare medico, oltre al fatto che mi interessano particolarmente alcune branche della medicina (come la psichiatria e la pediatria), c’è la volontà di fare del bene al prossimo, rendermi utile in qualche modo in un mondo spesso di merda, nel quale però forse vale ancora la pena vivere, perché la vita è un dono meraviglioso e bisogna viverla più felicemente possibile. E io questo voglio farlo con tutto il cuore e penso debbano farlo tutti, anche persone che magari si trovano in un letto di ospedale, alle quali un dottore può tentare, senza presunzione, di restituire un po’ della speranza che la malattia si è portata via. Certamente ciò non può sempre accadere, la vita è spesso spietata e crudele, ma personalmente ho intenzione di affrontarla in questo modo. E quei fantastici clown, che ci hanno fatto morire dalle risate, mi hanno fatto apprezzare di nuovo tutto ciò: mi hanno ricordato quanto sia bello e importante restituire un po’ di sorriso e allegria a delle persone; naturalmente ci sono tanti diversi modi per farlo e il loro è veramente stupendo. Nei loro semplici gesti si manifesta tutto il loro impegno, la loro dedizione a qualcosa a cui tengono davvero. Immagino inoltre quanto sia bello e gratificante ricevere il sorriso di un bambino, che magari cinque minuti prima piangeva, impaurito dal dottore che gli faceva una puntura. Credo quindi che ognuno di questi ragazzi, che abbiamo avuto l’onore di conoscere, possa veramente esclamare: “I care!” E anch’io vorrei fare qualcosa del genere, può darsi che non sia moltissimo, tuttavia, come diceva frequentemente Madre Teresa, quello che facciamo è soltanto una goccia in un oceano, ma se quella goccia non ci fosse, mancherebbe all’oceano.

4 commenti:

Lory ha detto...

Mitici ghost busters ale!!!

Viola ha detto...

Ale Ale...allora è vero che vuoi veder ridere i bambibi!!Sai,a parole son bravi tutti(soprattutto voi ometti!!)ma te sembri fare sul serio...spero di vedere il dottor Batuffolo al lavoro in corsia:sono curiosa di vedere cosa si inventerà!Tranquillo...ci sarà la Pimpa ad aiutarti...o forse solo ad imparare dal tuo grande cuore tenero tenero...bacino...

Lory ha detto...

Vai a vedere il vero ghost buster ale!

Lory ha detto...

Vince chi ha la foto piu grande sul blog!! :)